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1° Maggio il lavoro nei percorsi di uscita dalla violenza

1° maggio 2023 – Giornata Internazionale dei Lavoratori
Persiste la difficoltà delle donne a entrare nel mondo del lavoro, il tasso di disoccupazione femminile resta cristallizzato al 9,1% mentre quello maschile è del 6.1%, divario che aumenta per la fascia di età tra i 15-24 anni; a questo si aggiunge un dato ancora più sconcertante che riguarda il tasso di inattività che vede ancora le donne penalizzate con un indice del 43% contro il 25,1% degli uomini.
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L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1 Costituzione)… riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art.4 Costituzione). La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione (art.37 Costituzione). La Costituzione Italiana sancisce a chiare lettere il diritto al lavoro di tutti i cittadini e il diritto delle donne, a parità di lavoro, ad avere la stessa retribuzione del lavoratore nonché ad avere condizioni di lavoro da consentirle di svolgere la sua funzione familiare.

Principi cogenti ma ben lungi dall’essere realizzati.

Infatti, l’occupazione in Italia cresce, ma il divario di genere non cambia. Lo conferma l’ultimo bollettino ISTAT, pubblicato il 31 gennaio 2023, che fotografa una situazione sconfortante per le donne: su 334mila occupati in più registrati in un anno, oltre l’88% sono uomini.

Persiste, inoltre, la difficoltà delle donne a entrare nel mondo del lavoro, il tasso di disoccupazione femminile resta cristallizzato al 9,1% mentre quello maschile è del 6.1%, divario che aumenta per la fascia di età tra i 15-24 anni; a questo si aggiunge un dato ancora più sconcertante che riguarda il tasso di inattività che vede ancora le donne penalizzate con un indice del 43% contro il 25,1% degli uomini. Secondo il Consiglio Nazionale dell’economia e del Lavoro, la figura della donna risulta essere sensibilmente penalizzata dalla difficile conciliazione tra i tempi di vita e quelli di lavoro.

Nel caso, poi, delle donne vittime di violenza domestica, il percorso d’autonomia e reinserimento lavorativo è ancora più complesso e delicato. La Convenzione di Istanbul, all’art. 18 comma 3, richiama l’esigenza che gli Stati adottino misure volte ad accresce l’autonomia e l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza e all’art.20 comma 1, richiede agli Stati firmatari di adottare misure legislative o di altro genere per garantire che le vittime abbiano accesso, tra le altre cose, alla formazione e all’assistenza nella ricerca di un lavoro.

Lo stesso Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 individua come aree di intervento prioritarie quelle dedicate alla promozione del reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e alla creazione di protocolli per dare avvio a collaborazioni tra istituzioni, imprenditoria e CAV. Seppur si riconosca la necessità che le donne e ragazze vittime di violenza debbano essere tutelate e supportate nell’inserimento del mondo del lavoro, mancano tuttavia strategie e strumenti affinché questo avvenga. In attesa di piani strategici governativi, i Centri Antiviolenza (CAV) procedono con iniziative individuali mirate nell’ottica che l’inserimento lavorativo sia uno dei punti fondamentali nella lotta alla violenza di genere. Oggi più che mai è fondamentale creare sinergie tra CAV e aziende private sensibili al tema, in modo da dare avvio a un dialogo che possa portare alla nascita di progetti a sostegno dell’autonomia delle donne in uscita dalla violenza

Artemisia, impegnata da sempre nel supporto e nella cura di donne vittime di violenza, dal 2016 ha investito in modo significativo nello sviluppo di strategie di intervento per facilitare donne e ragazze nella costruzione di una vita autonoma libera dalla violenza. Consapevole che la libertà passa attraverso l’autonomia economica, Artemisia in questi anni ha, infatti, creato un’area di intervento dedicata alla promozione del reinserimento lavorativo, offrendo così supporto e sostegno attraverso anche percorsi di orientamento lavorativo e bilancio di competenze, nonché interventi di tipo sociale e formativo. Negli ultimi anni, grazie alla sensibilità di molte realtà organizzative del territorio e al significativo lavoro di rafforzamento delle reti, ai percorsi individuali si sono aggiunti e sviluppati importanti servizi in Area Sociale, Progetti di autonomia e Collaborazioni con aziende.

Nascono così Progetti di formazione professionale di grande rilievo come il progetto realizzato grazie alla generosità e disponibilità della Fondazione Gori che ha donato 2 borse di studio presso la prestigiosa Scuola del Cuoio. Una formazione intensa della durata di 9 mesi nell’ambito della pelletteria, che mira a fornire le competenze per lavorare in tutte le fasi di produzione. Sempre nel settore della pelletteria, si è concretizzata un’ulteriore opportunità formativa grazie al Progetto di Inclusione Sociale promosso e finanziato da Gucci e realizzato da AS.P.R.I.: questo progetto ha permesso a 4 donne di ricevere una formazione per addetto al banco della durata di 100 ore e 3 mesi di tirocinio in aziende specializzate.

A questi aggiunge il Progetto ATI 719.21, finanziato dalla Regione Toscana, che grazie alla collaborazione con il CPI e i CAV, ha promosso interventi formativi e l’attivazione di tirocini mirati al reinserimento lavorativo di donne vittime di violenza. Infine, grazie alla stretta collaborazione e al rapporto di fiducia con il gruppo Findomestic, è nato un progetto di grande rilevanza finalizzato all’educazione finanziaria. Questa formazione ha come obiettivo quello di fornire non solo competenze e conoscenze tecniche nella gestione del danaro e gli strumenti esistenti e necessari a muoversi autonomamente, ma anche quello di promuovere una consapevolezza delle proprie capacità e conoscenze.

Tutti questi progetti rappresentano strumenti validi per la realizzazione di un progetto di vita, costituiscono infatti, un’opportunità preziosa per definire la propria identità lavorativa e facilitare l’inserimento lavorativo; tuttavia non sono sufficienti a dare avvio a un processo di costruzione di una vita autonoma. Per realizzare un piano di intervento d’autonomia sulla persona è necessario non solo sostenere e accompagnare la donna in azioni formative o esperienze di tirocini, ma anche creare le condizioni socioeconomiche per permetterle di poter investire su di sé e al tempo stesso poter provvedere alla cura dei propri figli e alle spese ordinarie. Significa strutturare degli interventi che siano sostenibili e che prevengano il rischio dell’abbandono del progetto; occorre fornire risorse economiche da utilizzare per la conciliazione lavoro-famiglia e per provvedere alle spese. È necessario costruire un piano d’azione in cui la donna non sia costretta a scegliere un lavoro precario perché non può permettersi di investire sulla propria realizzazione.

In questi anni di lavoro, Artemisia ha potuto aiutare le ragazze e le donne in questi percorsi complessi e impegnativi, grazie non solo alla costruzione di progetti finalizzati alla formazione e reinserimento lavorativo, ma all’esistenza di progetti come Per Michela, nato dalla volontà dei genitori di Michela e sostenuto da Toscana Aeroporti, che ha previsto risorse economiche dirette all’utenza per facilitare e sostenere i percorsi di autonomia e fuoriuscita dalla violenza. Costruire piani e strategie di intervento per l’autonomia delle ragazze e donne vittime di violenza è come costruire un puzzle, ogni pezzo è fondamentale alla sua realizzazione. Il lavoro è un diritto di tutti i cittadini, il lavoro e l’indipendenza economica sono strumenti fondamentali per una vita libera dalla violenza.

 

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