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8 marzo e violenza alle donne: intervista a Elena Baragli

Boom di richieste, percorsi di uscita sempre più lunghi e complessi | ASCOLTA
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Nel 2024 le richieste di aiuto che sono arrivate ad Artemisia Centro Antiviolenza Firenze sono state 1.257, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Di queste, 1057 da donne vittime di violenza, 110 minori e 53 adulti che hanno subito violenza durante l’infanzia. Delle persone seguite, i nuovi casi sono stati il 66%, mentre il restante 33% è rappresentato da interventi di sostegno iniziati negli anni passati.

A fare il punto è la presidente dell’associazione Elena Baragli, alla vigilia dell’8 Marzo Festa ella Donna, giornata in cui sempre più la riflessione sulla lotta per i diritti e dignità delle donne si confronta con il tema del diritto alla sicurezza e alla vita stessa.

“I percorsi di uscita dalla violenza sono sempre più complessi e lunghi – spiega Baragli – anche a causa della situazione generale, che rende più difficile il percorso di reinserimento socio-lavorativo e di conquista dell’autonomia economica”. I casi di interventi per emergenze da alto rischio. (quelli in cui in ballo c’è l’incolumità delle donne) sono stati 75: in questi casi le vittime vengono indirizzate verso una delle Case rifugio ad indirizzo segreto del sistema toscano (due delle quali gestite direttamente da Artemisia). “Per questo settore le risorse messe a disposizione dalla legge sono sufficienti – dice Baragli – ma non bastano invece a coprire le necessità delle azioni e dei percorsi di sostegno per tutte le 1200 persone che a noi si rivolgono”.

Delle risorse a disposizione dell’associazione, solo circa un terzo vengono da fondi “istituzionali”. Soprattutto, al di là di interventi come il cosiddetto “reddito di libertà”, quel che “manca è una strategia” chiara a livello nazionale.

Tra gli interventi a sostegno delle donne in uscita da un’esperienza di violenza, ci sono anche quelli volti al reinserimento lavorativo: “Abbiamo alcuni progetti di collaborazione in corso con partner privati, tra i  maggiori ci sono Fondazione CRF e Toscana Aeroporti – spiega ancora Baragli – e buone pratiche attivate con l’aiuto delle istituzioni. Ad esempio, il progetto ATI che ci ha permesso di attivare tirocini potenziati in azienda, con contributi da 1.000 euro il mese anziché 500”.

C’è però molto da fare ancora sia a livello politico che culturale: “La violenza – dice Baragli – è un fenomeno strutturale della nostra società, come dimostra e recente il caso del femminicidio di Eleonora Guidi a Rufina: non è relegata solo a situazioni di degrado o di marginalità economica o sociale, ma può scatenarsi ovunque, anche in contesti che consideriamo normali”.

 

Fonte Redazione Novaradio

8 Marzo e violenza alle donne. Baragli (Artemisia): “Boom di richieste, percorsi di uscita sempre più lunghi e complessi” – ASCOLTA

 

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