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Violenza alle donne, Artemisia rompe un tabù e fa parlare gli uomini: “Serve un cambio culturale. I Centri antiviolenza si aprano a nuove strade”

Ascolta l'intervista su NOVARADIO di Elena Baragli, presidente Artemisia
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Alla vigilia del 25 di novembre, giornata internazionale per la lotta alla violenza contro le donne l’associazione Artemisia decide di affrontare il tema in modo irrituale: rompendo una sorta di tabù storico e organizzando un convegno dove protagonisti e relatori saranno uomini, con le donne a moderare il confronto. L’appuntamento si intitola “Un altro genere di posizione: il ruolo degli uomini nel contrasto alla violenza alla donne e all’infanzia”, in programma venerdì prossimo (dalle 10.00 all’Innovation Centre di Fondaizone CR Firenze), e vedrà tra gli ospiti alcuni rappresentanti di associazioni di uomini maltrattanti e di vittime di abusi – come l’associazione “Care Leavers” che riunisce alcuni ex ragazzi della comunità del Forteto – assieme ad esperti, giornalisti, sindacalisti e dirigenti d’impresa, per arrivare a musicisti come Ermal Metha.

 

 

Una scelta che si inserisce in un percorso già da tempo avviato da Artemisia, di coinvolgimento diretto degli uomini, sia gli ex uomini maltrattanti che gli ex minori vittime di violenza, nel quadro di una comune azione culturale per le eradicazione della violenza, di cui gli uomini sono causa ma anche parte. “Artemisia nasce per rompere il ciclo intergenerazionale della violenza: per questo ha sempre accompagnato bambini, ragazzi e genitori, anche maschi” spiega a Novaradio Elena Baragli, presidente di Artemisia: “Per questo prenderanno la parola persone che hanno rotto il silenzio, persone che hanno fatto percorsi di cambiamento anche sociale. Proviamo a fare un ulteriore passo avanti nelle alleanza tra uomini e donne per prevenire, contrastare e riparare alla violenza”.

Una scelta che non è immune da critiche, anche forti, dalla componente più ortodossa del movimento transfemminista, che ritiene che le organizzazioni che combattono la violenza debbano essere composte da sole donne, e che i Centri antiviolenza debbano essere aperti solo a donne e minori. “C’è stata una storia di movimenti femministi che ha avuto bisogno di un femminismo separatista e servizi gestiti solo ‘da donna a donna’ di cui abbiamo fatto parte. Pensiamo però che sia venuto il momento di fare un passo avanti, perché il momento che lo richiede. Abbiamo bisogno di rendere visibile una alternativa ai modelli tossici, maschilisti, patriarcali, e violenti che permeano la cultura e fanno presa. Abbiamo bisogno di agire un cambiamento, donne e uomini insieme”.

Una svolta che potrebbe arrivare a costare all’associazione Artemisia perfino l’espulsione dalla Rete DIRE – Donne in Rete Contro la Violenza, che riunisce a livello nazionale associazioni e centri antiviolenza: “Siamo un po’ le disobbedienti” del movimento, rivendica Baragli: “Quest’estate abbiamo deciso di associare anche gli uomini Artemisia. Questo contravviene a quello che è il regolamento della rete DIRE. La nostra posizione è chiara, siamo disposti a portarla avanti coerentemente, aprendo speriamo alla riflessione. Abbiamo deciso di allargare lo sguardo, invece di arroccarci abbiamo deciso di aprirci, con la speranza che si possa avviare un cambiamento culturale che riteniamo debba appartenere anche alla storia dei Centri antiviolenza, che possono intraprendere strade anche nuove”.

 

🎤 Ascolta l’intervista di Elena Baragli, presidente Artemisia

Violenza alle donne, Artemisia rompe un tabù e fa parlare gli uomini: “Serve un cambio culturale. I Centri antiviolenza si aprano a nuove strade” – ASCOLTA

Scritto da: Redazione Novaradio

 

 

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